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La Grande Armonia. La terapia musicale in Magna Grecia e il tarantismo: eternità e bellezza
Come recita il sottotitolo de La Grande Armonia. La terapia musicale in Magna Grecia e il tarantismo: eternità e bellezza, l’indagine di Pierpaolo De Giorgi sulla cura musicale e coreutica della Magna Grecia, comparata con la terapia dei morsicati dalla taranta, mette capo all’armonia degli opposti. Simboleggiata dal mythos della Grande Madre nelle civiltà matrifocali, e della coppia Dioniso e Apollo nel mondo patriarcale greco e magnogreco, fondamento assoluto dell’Essere, la grande armonia è un logos che non può essere smentito nemmeno da un dio. È una necessità improrogabile per l’uomo di oggi, che l’ha smarrita. Pitagorici, iniziati ai Misteri greci e ai riti dionisiaci dell’altalena e del labirinto, mediante la mousiké, arte delle Muse, e adepti del tarantismo, rito essenzialmente gestito dalle donne, mediante la pizzica pizzica, si servono della grande armonia per invertire la malattia in salute e guarire. De Giorgi colma uno iato primario della ricerca su mythos, tradizioni popolari e inconscio collettivo. E studia le sorprendenti immagini della prima cura musicale e coreutica di un morso simbolico, chiaro antecedente del tarantismo, di un vaso dell’VIII sec. a.C., risalente non a caso agli spartani fondatori di Taranto. Nell’Introduzione Arianna Fermani scrive: “Manía e pizzica […], esaminate da De Giorgi con acribia in tutte le loro articolazioni, rappresentano forme di divino delirio, epifanie di quelle poderose “possessioni” che rendono possibile, da sempre, il ricongiungersi dell’uomo con la totalità e l’“apertura armonica all’altro da sé”. Ed è proprio con il recupero dell’armonia […] che il cerchio si chiude: “attraverso la musica e la danza, la psiche si riappropria dell’armonia perduta, inverte il suo status emozionale e guarisce”.