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“L’imputato non è colpevole”. Atti del processo ‘Talaat Pascià’.
Il 15 marzo 1921 un turco corpulento cammina per le strade di Berlino, nei pressi del giardino zoologico. Uno studente armeno, di nome Soghomon Tehlirian, lo raggiunge, si accerta dell’identità e lo colpisce mortalmente con una pallottola.
La vittima era Talaat Pascià, già ministro degli Interni e uomo forte del governo turco, rifugiatosi in Germania dopo la sconfitta dell’impero ottomano nel primo conflitto mondiale e ritenuto il principale responsabile del genocidio armeno.
Qualche mese dopo, il 2 e il 3 giugno 1921, dinanzi alla Corte d’assise del III Tribunale regionale di Berlino, viene celebrato il processo a carico di Tehlirian: dopo un intenso e drammatico dibattimento, lo studente armeno viene assolto.
Ripercorrere oggi gli atti di quel clamoroso processo, cercando di capire perché un omicida venne assolto e la sua vittima moralmente condannata, consente di cogliere, accanto al fondale politico da cui scaturì quella sentenza, una serie di inconfutabili dati storici che rendono tuttora attuale e non archiviabile la questione armena.