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…Calà Ulloa immagina una penisola tripartita con un grande regno al nord, uno al sud ed al centro lo stato pontificio a far da garante della convivenza e da cuscinetto contro gli attriti troppo vivi. Lo scopo non detto della proposta è di salvaguardare la dinastia dei Borboni, afferrare se così si può dire Francesco II per ricollocarlo di peso sul trono napoletano.
…Tuttavia, pur nella sua miopia politica, il marchese Ulloa qualche cosa riesce a intuire. Vede che tenere insieme tutti gli italiani sotto le stesse leggi è difficile, forse inutile. Vede che la penisola è un conglomerato di città e di regioni ricche tutte di caratteristiche così marcate e di tradizioni, di storia, di lingue così diverse da poter dire, al contrario di Massimo d’Azeglio, che fatti gli italiani (e fatti da secoli, a loro modo) era l’Italia che si sarebbe dovuta fare perché era l’Italia che continuava a mancare. Del tutto involontariamente Calà Ulloa entra così dalla finestra in un dibattito del quale non è riuscito a vedere la porta.
L’Italia come l’avevano immaginata i Savoia, o meglio Mazzini, Garibaldi e Cavour, mancava allora e in parte continua a mancare oggi.
A un federalismo, a un corretto federalismo, bisognerà mettere mano non appena le condizioni politiche lo renderanno possibile. Senza dimenticare però che, tolti di mezzo tutti gli errori, il destino del Mezzogiorno senza Italia allora, senza Europa oggi, non sarebbe stato certo migliore – anzi decisamente il contrario. (dalla prefazione di Corrado Augias).